
27-08-2025 13:15
Informatica e telecomunicazioni
La voce di SitSardegna
"Mia Moglie" e "Phica" ... "parlando di oggi" - eliminazione di contenuti dal web: un percorso possibile, seppur molto complesso
Oggi più che mai, da una parte, è diventato il tema più ricercato... e con tutto quello che è venuto a galla, seppure a distanza di parecchi anni, la cosa è anche comprensibile. Chi non vorrebbe fare sparire certi contenuti dal web, contenuti che (come denunciato da molte ragazze e donne, le fanno sentire sporche, violate ecc?)
Parlare di eliminazione di contenuti dal web significa toccare un tema molto complesso e tortuoso, che unisce tecnologia, diritto, etica e percezione sociale. È un argomento che spesso suscita frustrazione nelle persone che, per varie ragioni, vedono comparire online informazioni, immagini o testi che non vorrebbero fossero accessibili (spesso anche diffusi a loro insaputa e scoperti solo perché riferito loro da terzi). Da un lato esiste la convinzione diffusa che “una volta pubblicato, resterà per sempre”, quasi come se la rete fosse un archivio eterno, immutabile e scolpito nella pietra digitale. Dall’altro lato, esperienze reali mostrano che non sempre è così, che in alcuni casi la rimozione o la limitazione della visibilità di certi contenuti è possibile, benché non semplice.
Parlare di eliminazione di contenuti dal web significa toccare un tema molto complesso e tortuoso, che unisce tecnologia, diritto, etica e percezione sociale. È un argomento che spesso suscita frustrazione nelle persone che, per varie ragioni, vedono comparire online informazioni, immagini o testi che non vorrebbero fossero accessibili (spesso anche diffusi a loro insaputa e scoperti solo perché riferito loro da terzi). Da un lato esiste la convinzione diffusa che “una volta pubblicato, resterà per sempre”, quasi come se la rete fosse un archivio eterno, immutabile e scolpito nella pietra digitale. Dall’altro lato, esperienze reali mostrano che non sempre è così, che in alcuni casi la rimozione o la limitazione della visibilità di certi contenuti è possibile, benché non semplice.
L’idea di cancellare qualcosa dal web richiama immediatamente il concetto di memoria collettiva. Internet, infatti, non è solo un insieme di pagine sparse, ma un tessuto dinamico alimentato da server, copie cache, piattaforme social, motori di ricerca e archivi distribuiti. Eliminare un contenuto significa dunque intervenire non su un solo punto, ma su più livelli: ciò che appare su un sito può essere replicato altrove, condiviso, commentato, fotografato e cristallizzato in forme diverse. È questo che genera il senso di impotenza di chi si sente esposto o danneggiato.
Eppure, nonostante questa complessità, parlare di impossibilità assoluta sarebbe errato. In realtà esistono margini di azione, più o meno ampi a seconda del contesto. La strada, come spesso sottolineiamo in questo articolo, è lunga e tortuosa. Ciò non significa che sia un vicolo cieco, ma piuttosto che richiede consapevolezza, pazienza e valutazione strategica.
Partiamo subito con il dire che uno degli aspetti centrali riguarda la differenza tra l’eliminazione fisica del contenuto e la sua de-indicizzazione. Eliminare fisicamente significa far sì che quel testo, quella foto o quel video non esistano più sul server che li ospita. È l’approccio più diretto, ma anche quello più difficile da ottenere, perché dipende dal controllo che si ha sulla piattaforma in questione o dalla collaborazione di chi la gestisce. La de-indicizzazione, invece, riguarda i motori di ricerca: il contenuto può restare tecnicamente online, ma diventa più difficile da trovare. In questo senso, la visibilità si riduce, e per molte persone questo è già un sollievo significativo. Ecco già due strade da poter percorrere, in base a ciò che si vuole tentare di ottenere subito (come risultato) e ciò per cui si ha più tempo per agire.
Il discorso poi si complica ulteriormente quando entrano in gioco i social network e piattaforme di file sharing (perché spesso queste azioni illecite di condivisione vengono messe in atto sfruttando piattaforme più o meno grandi e il cui anonimato è quasi assicurato, non significa garantito perché comunque una traccia/impronta rimane sempre). Qui i contenuti viaggiano velocissimi, vengono replicati e commentati, generando eco che si autoalimentano. La rimozione diventa quindi un’opera di contenimento, più che di cancellazione totale. Alcune piattaforme prevedono strumenti per segnalare e far rimuovere materiali lesivi, altre si muovono con maggiore lentezza. In ogni caso, il dato di fondo rimane: nulla garantisce la sparizione immediata e completa, ma nulla impedisce di provare a ottenere almeno un ridimensionamento.
Accanto a questi aspetti tecnici si collocano quelli legali e valoriali. Esistono normative che consentono a un individuo di chiedere la cancellazione di dati personali non più pertinenti, inadeguati o lesivi. Tali normative nascono dall’esigenza di bilanciare due diritti fondamentali: quello alla libertà di espressione e quello alla tutela della reputazione e della dignità. Non si tratta quindi di un meccanismo automatico, ma di un equilibrio delicato che va ricercato caso per caso. La possibilità di eliminare contenuti dal web, dunque, esiste, ma richiede l’inquadramento corretto e un percorso che non sempre è breve.
È qui che entra in gioco un concetto spesso trascurato ma molto rilevante: la cristallizzazione delle prove. In altre parole, prima ancora di tentare una rimozione, è importante fissare con precisione l’esistenza del contenuto lesivo. Questo serve a due scopi: da un lato preservare la testimonianza del danno, dall’altro garantire che eventuali azioni future possano poggiare su basi solide. Una volta che un contenuto è stato cancellato, infatti, diventa più difficile dimostrare che esistesse e che provocasse un certo effetto. Per questo motivo, un approccio strategico non dovrebbe limitarsi alla cancellazione immediata, ma dovrebbe prevedere anche una fase di documentazione.
La cristallizzazione delle prove non è solo un atto tecnico, ma anche un gesto di responsabilità verso sé stessi. Significa prendere atto che la rete è un ambiente dinamico e che la difesa della propria immagine non può ridursi a una rincorsa frettolosa. Conservare in maniera corretta una traccia documentale permette di affrontare eventuali azioni legali in più sedi, poter contestare eventuali <<non è vero!>> ma anche avanzare richieste ferme e formali con le piattaforme, anche con maggiore forza.
Tuttavia, è importante sottolineare che la rimozione dei contenuti non coincide automaticamente con l’oblio. Le informazioni, anche se cancellate o rese meno visibili, possono riaffiorare. Possono restare nelle memorie di chi le ha lette, possono sopravvivere in archivi paralleli, in copie salvate da terzi, in discussioni che hanno preso spunto dal contenuto originale. Questo non deve scoraggiare, ma piuttosto orientare verso un atteggiamento realistico: l’obiettivo non è sempre e solo la cancellazione totale, ma la riduzione del danno e il recupero del controllo. Ciò significa che una volta cancellato il contenuto, il lavoro non è finito... non si chiude un cassetto con l'affermazione <<finalmente!>>.
In molti casi, infatti, la percezione del problema e il rinunciare all'agire sono amplificati dalla paura di un’esposizione infinita. In realtà, essere pronti a intervenire per ridurne la diffusione aiuta ad accelerare questo processo, restituendo serenità a chi si sente colpito.
Un altro elemento fondamentale riguarda l’approccio personale. Quando si parla di eliminazione di contenuti dal web, il rischio è quello di cadere in due estremi: da un lato la rassegnazione totale (“non si può fare nulla”), dall’altro la convinzione ingenua che basti un clic per cancellare tutto. La realtà, come spesso accade, sta nel mezzo. Non si può pensare di avere il pieno controllo sulla rete, ma nemmeno si deve rinunciare a ogni forma di tutela.
In questo quadro, risulta essenziale valutare caso per caso, senza ricette universali. Un contenuto diffamatorio richiede un approccio diverso da un dato personale obsoleto, un’immagine privata ha implicazioni diverse da un articolo giornalistico. La strategia deve adattarsi alla situazione, e questo comporta tempi, strumenti e percorsi specifici. Parlare genericamente di eliminazione, dunque, significa riconoscere la varietà delle circostanze e la necessità di risposte su misura.
Ciò che rimane costante è il principio di fondo: la rete non è immutabile, e la protezione della propria immagine non è un sogno irrealizzabile. È un cammino, certo, irto di ostacoli e spesso più lento di quanto si desidererebbe, ma è un cammino che può portare risultati. Il primo passo è cambiare mentalità: smettere di pensare che non esista via d’uscita e iniziare a considerare che qualcosa si può fare.
L’eliminazione dei contenuti dal web, quindi, non è un’illusione. È un processo che richiede impegno, consapevolezza e strategia. Richiede di distinguere tra ciò che è possibile cancellare davvero e ciò che si può solo limitare, di accettare che la perfezione non è raggiungibile ma che miglioramenti concreti sono a portata di mano. Richiede, infine, di capire che la tutela non si esaurisce nella cancellazione, ma comprende anche la prevenzione, la gestione e la documentazione.
In un mondo in cui la nostra vita è sempre più intrecciata con la dimensione digitale, imparare a muoversi in questo campo non è solo una necessità tecnica, ma anche un esercizio di cittadinanza. Significa riaffermare il diritto a non essere definiti per sempre da un episodio, una parola, un’immagine. Significa riconoscere che l’identità è dinamica e che il passato, pur se documentato online, non deve essere una condanna eterna.
Alla fine, parlare di eliminazione di contenuti dal web è un invito a guardare oltre la superficie. Non si tratta solo di spegnere un link o far sparire un’immagine o video, ma di comprendere il valore della memoria, della reputazione, della dignità personale. È un invito a considerare la rete non come un mostro invincibile, ma come uno spazio che, pur con le sue difficoltà, può essere governato con intelligenza. La strada non è semplice, ma il fatto stesso che esista rende chiaro un messaggio: non tutto è perduto, e qualcosa si può sempre fare.
Tutto quello che oggi sta colpendo l'Italia, uomini e donne perché a essere violato non è solo il genere femminile (sicuramente la percentuale femminile è nettamente maggiore), che riguarda sicuramente tutto il mondo (anche se si sente parlare poco di questo problema), deve prima di tutto spingere le persone ad avere un diverso approccio per ciò che riguarda "il proprio corpo", "il rispetto", "la condivisione di contenuti usando determinate piattaforme" ... sono tutte un'arma a doppio taglio e ogni volta, non esistono eccezioni, ciò che oggi potrebbe portare "piacere" (sotto l'aspetto di generare interesse, creare community interessate a certi argomenti come ad esempio cucinare, cucire, dedicarsi al fai da te o giardinaggio, persone interessate a scoprire nuovi abiti e vederli indossati realmente chiedendo pareri ecc) e guadagni (uso il "mio" corpo e immagine per fare soldi) un domani sarà sempre qualcosa che sarà usato per fare male a chi si espone in quel modo (purtroppo al mondo esistono e esisteranno sempre persone, seriamente disturbate, che non guardano in faccia nessuno, che si sentono forti e intoccabili dietro un display o monitor).
Tutto quello che oggi sta colpendo l'Italia, uomini e donne perché a essere violato non è solo il genere femminile (sicuramente la percentuale femminile è nettamente maggiore), che riguarda sicuramente tutto il mondo (anche se si sente parlare poco di questo problema), deve prima di tutto spingere le persone ad avere un diverso approccio per ciò che riguarda "il proprio corpo", "il rispetto", "la condivisione di contenuti usando determinate piattaforme" ... sono tutte un'arma a doppio taglio e ogni volta, non esistono eccezioni, ciò che oggi potrebbe portare "piacere" (sotto l'aspetto di generare interesse, creare community interessate a certi argomenti come ad esempio cucinare, cucire, dedicarsi al fai da te o giardinaggio, persone interessate a scoprire nuovi abiti e vederli indossati realmente chiedendo pareri ecc) e guadagni (uso il "mio" corpo e immagine per fare soldi) un domani sarà sempre qualcosa che sarà usato per fare male a chi si espone in quel modo (purtroppo al mondo esistono e esisteranno sempre persone, seriamente disturbate, che non guardano in faccia nessuno, che si sentono forti e intoccabili dietro un display o monitor).